Tra le mille incomprensioni che segnano il dibattito sulla necessità si condurre, sempre e comunque un dialogo tra Islam e Occidente, senza badare agli interlocutori che il mondo islamico propone, è di rilievo l’equivoco che riguarda la “chiesa” musulmana e il suo ruolo di freno nei confronti di ogni riforma.
Naturalmente, usiamo il termine “chiesa” ben sapendo che è inesatto, che non esiste alcuna formale chiesa musulmana (tranne che nell’Islam sciita), che ogni musulmano ha un rapporto diretto con Allah, che non esiste nessun sacramento e quindi nessuna figura che lo eroghi, che non esiste altra cerimonia liturgica se non la preghiera, che è comunque individuale.
Gli ulema, le personalità musulmane che parlano a nome dell’Islam sunnita, infatti, appartengono a una casta chiusa, autocooptata, auto generata, e sono i titolari indiscussi della applicazione del diritto musulmano.